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La Masseria Delle Allodole

Regia di: Paolo e Vittorio Taviani

Musiche di: Giuliano Taviani

Marzo 2007

La masseria delle allodole vede per la prima volta il compositore Giuliano Taviani alle prese con la partitura di un film diretto dal padre Vittorio e lo zio Paolo. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, vista l’ottima qualità del prodotto e la certosina cura filologica di Giuliano nel ricreare suoni ed atmosfere in grado di fondersi al meglio con le immagini puntate alzo zero sulle vicende legate al genocidio del popolo armeno all’inizio del secolo scorso. Partendo dal proposito di puntare su un lirismo struggente e di commento, la colonna sonora agisce su due versanti: il primo, collettivo e di “massa”, è rappresentato efficacemente dalla Czech National Symphony Orchestra condotta da Jan Chalupecky e racchiude il dolore, l’ansia e la sofferenza protratta fino all’insostenibile di un intero popolo. Un percorso nel dolore che sembra ineluttabile, preannunciato e affermato in tutto il suo orrore dalla traccia 2, Turan, il cui incedere impetuoso e incalzante a base di fiati, contrappunto d’archi e percussioni inseriscono un elemento di tragedia affatto lenito da Avetis, impregnata di una calma foriera di tempesta, o come Croci e Sonagli dove, ancora una volta, ogni elemento dell’orchestra fa vibrare il proprio strumento alla ricerca del pathos più spasmodico. Sull’altro versante, il recupero della dimensione interiore dei personaggi, della loro sofferenza spirituale ancor prima che fisica, non può che passare attraverso il recupero di strumenti e melodie che sono la quintessenza del patrimonio culturale armeno. Ecco spiegata la presenza nello score del duduk, strumento a fiato a doppia ancia, simile all’oboe, dal suono caldo e melodioso, in grado di propagarsi per gli spazi più sconfinati e gridare lancinanti grida di dolore. A suonarlo è Gevorg Dabaghyan, uno dei migliori conoscitori dello strumento, fortemente voluto da Giuliano Taviani al punto da contattarlo a Yerevan e incidere sul posto. Ottima idea e altrettanto ottimo risultato: brani come Agon, Legno di albicocco, Assadour, lasciano qualcosa dentro che non si dimentica. Un’ulteriore menzione merita la bella voce di Valentina Karakhanian, che in Hayrik Jan, uno dei pezzi più belli del disco, esce letteralmente fuori dal coro in background con un’interpretazione dissonante e dolente. Un canto, quello della Karakhanian, che apre e chiude il CD con il lirismo di Ov Sirun Sirun, canto popolare armeno, brano perfetto per rendere al meglio la circolarità di una ferita che si apre per poi richiudersi senza che, apparentemente, sia mai successo nulla. Ma ben altro significato di desolazione e morte sembra percepire, a così breve distanza dal primo ascolto.(zabriskiepoint.it)

Cast: Paz Vega, Moritz Bleibtreu, Alessandro Preziosi, Angela Molina, Mohammed Bakri.

Aspetto Artistico

Musiche di:
Giuliano Taviani

Dirette da:
Jan Chalupecky

Regia di:
Paolo Taviani
Vittorio Taviani

Orchestrate da:
Giuliano Taviani
Carmelo Travia

Editore:
Rai Cinema

Orchestra:
Czech National Symphony Orchestra

Aspetto Tecnico

Tecnico del Suono:
Goffredo Gibellini

Assistente di Registrazione:
Cenda Kotzman

Assistenti di Missaggio:
Gianluca Porelli
Matteo Schiavo

Studio di Registrazione:
CNSO – Praga
Digital Records – Roma

Studio di Missaggio:
Digital Records – Roma

Organico:
28 Violini
10 Viole
10 Violoncelli
06 Contrabbassi
01 Oboe
02 Clarinetti
02 Fagotti
04 Corni
02 Trombe
02 Tromboni
01 Arpa
01 Timpano
12 Cori (donne armene)
20 Cori (uomini turchi)

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