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Vita Di Galileo

Regia di: Antonio Calenda

Musiche di: Germano Mazzocchetti

Aprile 2007

Dal 20 marzo, Franco Branciaroli è un Galileo in conflitto tra scienza e potere, etica e ricerca L’uomo e il senso di responsabilità, la ricerca e l’etica, lo scienziato e il potere: si sviluppa fra questi cardini – di assoluta attualità – Vita di Galileo, una delle opere più importanti di Bertolt Brecht, ma anche una fra le più ambigue e avvincenti, che debutterà al Teatro Argentina in prima nazionale il prossimo 20 marzo con repliche fino al 1° Aprile. Composto fra il 1938 e il 1943, il dramma fu rielaborato in almeno tre distinte riprese e costituì sempre un culmine nella produzione brechtiana: una sorta di ‘testamento spirituale’. Un capolavoro nei cui inquietanti chiaroscuri si possono intuire le vie per comprendere il XX secolo e i suoi conflitti, come già sottolineò nel 1963 Giorgio Strehler nel suo allestimento. La storia percorre la parabola del grande scienziato pisano dal tempo dell’insegnamento a Padova agli ultimi anni vissuti forzatamente in ‘ritiro’ a Firenze, sotto la sorveglianza della Santa Inquisizione. Un’esistenza, la sua, densa di entusiasmi, affermazioni, sconfitte, intuizioni. La rivelazione più clamorosa riguarda il Modello Copernicano: non è Galileo ad intuirlo per primo, ma per primo riesce a dimostrarlo scientificamente, grazie proprio all’uso di quel telescopio di cui si era impropriamente attribuito l’invenzione. Le conseguenze di tale dimostrazione sono dirompenti: la Chiesa non è disposta ad abbandonare la teoria tolemaica del geocentrismo, l’Inquisizione processa Galileo e gli pone una scelta lacerante: restare fedele a sé stesso, agli allievi, accondiscendere fino in fondo al demone della scienza e ad essa sacrificare la vita, oppure salvarsi, abiurando le teorie rivoluzionarie. Lo scienziato decide per la salvezza. E se, nella prima edizione del dramma, Brecht sembra scorgere in ciò il tentativo di continuare segretamente a servire la scienza e la ricerca, nelle rielaborazioni successive appare invece sempre più determinato a condannare la codardia con cui il protagonista sottomette la scienza alla politica. “Non credo che la scienza possa proporsi altro scopo che quello di alleviare la fatica dell’esistenza umana – scrive infatti l’autore nelle sue note all’opera – se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre ed ogni nuova macchina non sarà che fonte di nuove tribolazioni per l’uomo”. Nell’allestimento dell’opera, affidato alla regia di Antonio Calenda e – per il ruolo del titolo – ad uno dei maggiori protagonisti della scena nazionale, Franco Branciaroli, la scelta è quella di rendere visibile l’azione brechtiana e insieme gli esiti della scienza galileiana, creando una scena-cosmo-mente in cui risalta la piccolezza dell’uomo proporzionata all’immensità dell’universo. (cinespettacolo.it)

Aspetto Artistico

Musiche di: Germano Mazzocchetti Regia di: Antonio Calenda

Aspetto Tecnico

Tecnico del Suono: Goffredo Gibellini Assistente: Matteo Schiavo Studio di Registrazione: Digital Records – Roma

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